Nel consiglio comunale del 5 luglio è stato approvato con i soli voti della maggioranza il "Conto consuntivo esercizio 2009".
La minoranza si è astenuta ed ha presentato, firmata dal capo gruppo UDC, Calogero Maniaci, una dicharazione verbale, che tentiamo di riassumere e trascrivere nelle parti salienti per i lettori del Blog.
I consiglieri di minoranza nel documento lamentano, tra l'altro, il fatto che " il conto consuntivo viene discusso dopo la nomina di un commissario ad acta da parte della Regione Siciliana e l’estremo ritardo con cui la Giunta ha approvato il conto consuntivo e di cui deve assumersene la responsabilità politica a prescindere da eventuali fattori interni alla struttura comunale."
Accusano l’Esecutivo di non riuscire a governare ed indirizzare e che " ha ridotto il Consiglio Comunale ad affrontare questo momento di verifica politica e gestionale con poca serenità e sotto la minaccia di un intervento sostitutivo che non lascia spazio ad ulteriori approfondimenti in sede istituzionale".
Il documento così continua:
" Ciò nonostante la Minoranza Consiliare intende esprimere il proprio giudizio politico e rappresentare la propria analisi non senza manifestare con forza la propria critica rispetto a questo modo di intendere i lavori consiliari come passaggi meramente obbligatori, quasi di ratifica. È per tale motivo ed in segno di protesta rispetto ad un dibattito politico completamente inesistente ed inconsistente che i rappresentanti della Minoranza hanno deciso di abbandonare gli odierni lavori della IV Commissione Bilancio nella quale non poteva essere trattato un argomento importante e complesso come il conto consuntivo a pochissime ore dall’Adunanza Consiliare. (continua a leggere cliccando su "Ulteriori informazioni")
Si tratta di finanziamenti che avrebbero trasformato le reti autostradali e ferroviarie, che avrebbero fornito l’occasione di insediamenti industriali e produttivo. Nonché eliminato quasi del tutto lo scempio delle montagne di immondizia che hanno esportato l’immagine di Napoli in tutto il mondo e Palermo sta per soppiantarla.
Ha ragione il ministro Giulio Tremonti, da vendere. La Sicilia ovviamente non è da meno: le occasioni sprecate si accumulano, i tempi sono saltati. La Regione è dovuta ricorrere a due soluzioni esterne per provare a salire sull’ultimo treno dei fondi europei, mentre quelli degli anni passati sono stati perduti. Ma per converso raschia il fondo del barile per cercare i soldi per stabilizzare 4500 eterni precari.
Lampante il motivo: voti e potere. Ma, si badi bene, 4500 precari che vanno ad ingrossare la già pachidermica macchina burocratica. Un ingranaggio che ruota su se stesso, un organismo che si autoalimenta ma che all’atto pratico è solamente uno stipendificio. Ha ragione quindi il ministro Tremonti, cifre alla mano.
In Sicilia non si produce. L’unica novità davvero interessante, l’avvento del fotovoltaico a Catania con l’arrivo dei giapponesi della Sharp, è stata stoppata dallo stesso ministero presieduto da Tremonti sotto forma del Cipe, il comitato interministeriale presieduto a sua volta dal sottosegretario Gianfranco Miccichè, pupillo di Berlusconi e principale alleato del presidente della Regione Raffaele Lombardo.
Il quale a sua volta tuona contro lo stesso Tremonti perché ha fatto sparire i fondi Fas per le aree sottoutilizzate, dirottandoli altrove.
Né è questione di schieramenti politici: la sciagurata gestione della cosa pubblica in Campania è tutta addebitabile alla sinistra. Ma in Sicilia a chi ?
Inutile negare che il granaio di voti che la nostra isola garantisce al presidente del Consiglio vale l’immobilismo dell’esecutivo nei nostri confronti. Non ci è parso che il governo si fosse dannato nel corso della stessa trattativa sulla Fiat di Termini.
È bravo, il ministro, a fare i conti e a bacchettare. Ma non basta parlare sempre e solo di tasse e trasferimenti fiscali per mutare un sistema marcio e putrido che meriterebbe solo di essere buttato a mare per ricominciare da zero.
Ma da dove e con chi ?
Il commento di un lettore:
di.traverso scrive:
luglio 1, 2010 alle 3:09 pmUna piccola idea. Anzichè mettere in vendita isolette, come ipotizza la Grecia, potremmo azzerare tutta, dico tutta, la classe dirigente politica siciliana e farci amministrare, ad esempio, da svedesi o norvegesi o anche tedeschi per 99 anni, salvo rinnovo. A questo punto avanti con tutti i federalismi possibili perchè avremmo solo da macinare vantaggi. Si lancia un’asta internazionale con un capitolato molto preciso e rigido che tenga conto di ogni risvolto sociale, economico e culturale. Tra gli altri il compito di formare, prima della scadenza, una classe dirigente capace, onesta e lungimirante. In fondo chiederemmo solo che rifacciano il lavoro che hanno fatto per secoli lasciandoci però in eredità un solido know how sulla pubblica amministrazione. Pensiamoci, noi umani normali cosa abbiamo da perdere? (di.traverso)