E’ crisi nell’Ato Me 1. Ieri, il consiglio di amministrazione della società d’ambito, in difficoltà finanziarie, si è dimesso. E i 180 lavoratori della Nebrodi Ambiente (società che fa parte dell’Ati aggiudicataria dei servizi ecologici), senza stipendio da tre mesi, vedendo crollare ogni possibilità di riscossione del salario, hanno occupato l'aula consiliare, attivando un'assemblea permanente, in segno di protesta.
Nella foto, da sinistra: Pedro Spinnato,
Laura Trifilò (Presidente), Enzo Sanzarello.
Questa mattina, davanti alla casa comunale, avrà luogo – così come preannunciato – uno sciopero generale, indetto da Cgil , Cisl e Uil.
La situazione è degenerata nel corso dell’assemblea dei soci dell’Ato Me 1, che si è svolta ieri, a Palazzo Crispi. Oltre cinque ore di attesa per i lavoratori della Nebrodi Ambiente, che, dietro la porta dell’aula consiliare, hanno aspettato che si aprisse loro uno spiraglio di luce, soprattutto perché i sindaci del comprensorio e il CdA dell’Ato Me 1 erano a confronto con il rappresentante del Cns di Bologna (capogruppo dell’Ati), nonché amministratore delegato della Nebrodi Ambiente, Sergio Filippi. Che la questione fosse delicata e di difficile risoluzione, si era capito già quando quest’ultimo, insieme a Luca Fiasconaro (direttore tecnico della Nebrodi Ambiente) e Antonino Paterniti (rappresentante delle aziende locali), hanno lasciato Palazzo Crispi. “Siamo disponibili a ragionare su incassi dilazionati del credito che vantiamo nei confronti dell’Ato (circa 16 milioni di euro – se consideriamo anche le penalità applicate dalla società d’ambito), se viene formulato un piano di rientro – afferma Filippi – e siamo disponibili a rimodulare i contratti di servizi stipulati con i comuni, per ridurre i costi (accogliendo la proposta dell’Ato)”. Si parla di tagli dal 30 al 50 per cento. Notizia che ha creato tensione tra i lavoratori, in quanto, a loro avviso, rimodulazione dei servizi equivarrebbe a riduzione del personale. Intanto, le casse dell’Ato Me 1 sono state bloccate da un decreto ingiuntivo di 130 mila euro notificato dal comune-socio di Raccuia. Il pignoramento ha impedito, inoltre, il pagamento del saldo della fatturazione per il conferimento nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. Dunque, non è più possibile scaricare i rifiuti. Nonostante, il comune di Raccuia, sollecitato dagli altri sindaci, abbia deciso di ritirare il decreto, il CdA sembra non voler tornare indietro. Adesso, bisognerà capire cosa deciderà l’assemblea dei soci. Potrebbe profilarsi un’emergenza igienico-sanitaria.
Laura Trifilò (Presidente), Enzo Sanzarello.
Questa mattina, davanti alla casa comunale, avrà luogo – così come preannunciato – uno sciopero generale, indetto da Cgil , Cisl e Uil.
La situazione è degenerata nel corso dell’assemblea dei soci dell’Ato Me 1, che si è svolta ieri, a Palazzo Crispi. Oltre cinque ore di attesa per i lavoratori della Nebrodi Ambiente, che, dietro la porta dell’aula consiliare, hanno aspettato che si aprisse loro uno spiraglio di luce, soprattutto perché i sindaci del comprensorio e il CdA dell’Ato Me 1 erano a confronto con il rappresentante del Cns di Bologna (capogruppo dell’Ati), nonché amministratore delegato della Nebrodi Ambiente, Sergio Filippi. Che la questione fosse delicata e di difficile risoluzione, si era capito già quando quest’ultimo, insieme a Luca Fiasconaro (direttore tecnico della Nebrodi Ambiente) e Antonino Paterniti (rappresentante delle aziende locali), hanno lasciato Palazzo Crispi. “Siamo disponibili a ragionare su incassi dilazionati del credito che vantiamo nei confronti dell’Ato (circa 16 milioni di euro – se consideriamo anche le penalità applicate dalla società d’ambito), se viene formulato un piano di rientro – afferma Filippi – e siamo disponibili a rimodulare i contratti di servizi stipulati con i comuni, per ridurre i costi (accogliendo la proposta dell’Ato)”. Si parla di tagli dal 30 al 50 per cento. Notizia che ha creato tensione tra i lavoratori, in quanto, a loro avviso, rimodulazione dei servizi equivarrebbe a riduzione del personale. Intanto, le casse dell’Ato Me 1 sono state bloccate da un decreto ingiuntivo di 130 mila euro notificato dal comune-socio di Raccuia. Il pignoramento ha impedito, inoltre, il pagamento del saldo della fatturazione per il conferimento nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. Dunque, non è più possibile scaricare i rifiuti. Nonostante, il comune di Raccuia, sollecitato dagli altri sindaci, abbia deciso di ritirare il decreto, il CdA sembra non voler tornare indietro. Adesso, bisognerà capire cosa deciderà l’assemblea dei soci. Potrebbe profilarsi un’emergenza igienico-sanitaria.
Cinzia Scaglione
ULTIME NOTIZIE.
SICILIA/RIFIUTI: GIUNTA REGIONE RIFORMA SISTEMA GESTIONE INTEGRATA
Cambia il sistema di gestione integrata dei rifiuti in Sicilia. La giunta regionale ha approvato il disegno di legge, presentato dall’assessore Giuseppe Sorbello, con il quale vengono fissati i criteri per il riordino degli ambiti e delle loro competenze. Il nuovo sistema prevede una societa’ per ogni provincia ma gli Ato attuali che hanno comunque raggiunto i risultati previsti saranno confermati. Inoltre le tre citta’ metropolitane di Palermo, Catania e Messina potranno chiedere che il loro territorio sia individuato come ambito territoriale ottimale.
Un Ato autonomo sara’ infine istituito per le isole minori.Rivista anche l’architettura del sistema che coinvolgera’ i comuni nella programmazione e nell’organizzazione del servizio.Lo strumento della partecipazione sara’ quello del consorzio costituito dagli stessi comuni. L’assemblea dei sindaci sara’ guidata dal presidente della Provincia mentre i consorzi saranno guidati da un sindaco e saranno responsabili della gestione del servizio.La norma passata in giunta introduce inoltre il principio secondo il quale le societa’ e le Autorita’ d’ambito potranno assumere nuovo personale solo attraverso procedure di evidenza pubblica. Il nuovo sistema prevede infine un meccanismo di penalita’ e di premialita’ per stimolare il perseguimento di risultati positivi. Saranno sanzionati anche comportamenti contrari alla tutela dell’ambiente come la tolleranza di discariche abusive. Un nucleo per il controllo ambientale vigilera’ sull’adozione delle misure piu’ appropriate. Secondo quanto era stato concordato tra il governo regionale e gli enti locali, e’ stata revocato il decreto che imponeva ai consigli comunali alcuni adempimenti resi inutili dalla riforma.
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(Fonte: Asca)
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