Nel "Post" del 13 febbraio, 2015 dal titolo: "Sant'Agata di Militello. "Il fine giustifica i mezzi"? E la "segnaletica e gli Infopoint" come li giustifichiamo?", scrivevo tra l'altro: " ...... e passiamo a cose più concrete ed attuali. Quali fini si intendono o si intendevano raggiungere acquisendo e spendendo quei circa 400 mila euro ottenuti con apposito finanziamento europeo.... (continua a leggere cliccando su "Leggi tutto". In copia la lettera della Sorprintendenza ai Beni Culturali)
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21 febbraio, 2015
Sant'Agata di Militello. L'infopoint (Totem Multimediale) deturpa il prospetto del Castello. La Soprintendenza diffida: "Va rimosso".
Sant'Agata di Militello. L'infopoint (Totem Multimediale) deturpa il prospetto del Castello. Interviene la Soprintendenza BB.CC.AA. (Beni Culturali e Ambientali): "Va rimosso"
13 febbraio, 2015
Sant'Agata di Militello. "Il fine giustifica i mezzi"? E la "segnaletica e gli Infopoint" come li giustifichiamo?
«il fine giustifica i mezzi». frase attribuita a Macchiavelli e il derivato aggettivo "macchiavellico" mi fa tornare in mente la spiegazione datami da uno dei miei due professori di filosofia (mi è rimasta in mente anche a distanza di oltre mezzo secolo). Il mio professore sosteneva che il Machiavelli veniva considerato dai più un cinico maestro di malvagità, di ipocrisia e di inganni finalizzati al conseguimento, con qualsiasi mezzo, di leciti o illeciti interessi personali. Ma non è così. Ed aggiungeva: "Nella sua opera "Il Principe", Macchiavelli scriveva (traduco e taglio alcune parti): «...nelle azioni [...] massime de’ principi [...] si guarda al fine.» e il mio prof. continuava: "Il “fine” cui guardare, nell’ottica machiavelliana, è di natura esclusivamente politica e consiste nel raggiungimento del potere, nel suo mantenimento e nella solidità dello stato. Unicamente a tale scopo il principe deve saper «entrare nel male, necessitato»: nessuna sua azione, neppure la più riprovevole, può essere condannata se volta a «vincere e mantenere lo stato»: «i mezzi saranno sempre ritenuti onorevoli e da ciascuno laudati».
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