29 aprile, 2013

Sant'Agata di Militello. I pesci hanno molte cose da insegnarci.



In tempi non sospetti e cioè non in prossimità di elezioni comunali, esattamente il 17 giugno 2010, in un post, scrivevo quello che adesso cerco di rispolverare, trascrivendolo qui:.
***  "Leggevo tempo fa uno scritto di un amico, anzi di un conterraneo, che mi ha fatto e mi fa riflettere e che cerco di trascrivere nelle parti essenziali adeguandolo alla bisogna (licenza non poetica). Lo trascrivo, soprattutto, perchè vorrei che alcuni giovani che hanno fatto una "breve apparizione" in politica ad altri che con svariate associazioni, blog et similia, cercano di farsi strada nel complicato mondo della vita, ne traggano motivo di riflessione e di futuro comportamento.

Alcuni, di questi giovani, li conosco semplicemente di vista o per sentito dire, con altri ho avuto il piacere di fare "quattro chiacchiere". Potrei indicare i loro nomi di battesimo e sarebbero facilmente individuati. Invece, andiamo a leggere quanto vi riassumo.
    "Credo che i pesci abbiano molte cose da insegnarci. Innanzitutto, attraverso esempi costanti, ci hanno insegnato che il pesce piccolo finisce sempre in bocca al pesce più grande, e quindi non è prudente farsi troppe illusioni quando ci si imbatte in un soggetto che ha le caratteristiche e i numeri per prevalere su di noi. In secondo luogo  sono stati i primi a suggerirci che l’individualismo è una scelta pericolosa che spesso limita le possibilità di sopravvivenza di chiunque, si tratti di pesci come di uomini.  Per questo i pesci si muovono sempre in banco. Sanno che un pesce, muovendosi insieme ad altri pesci, ha maggiori probabilità di vivere più a lungo di quanto non ne avrebbe se invece nuotasse da solo, perché è più facile che un pesce predatore alla ricerca di cibo si imbatta  in singoli pesci sparsi nella vastità di un oceano che non in intero banco. Ma quando anche il predatore dovesse imbattersi nel banco, considerato che anche un predatore può mangiare entro un certo limite, se ne deduce che quanto più il banco è grosso tanto minori sono le probabilità che un singolo pesce finisca per essere mangiato. Dicono infatti gli ittiologi: supponiamo che dieci pesci siano la quantità massima che un determinato predatore possa mangiare. In un banco di un centinaio di pesci ogni singolo pesce ha una probabilità su dieci di essere mangiato, ma se il banco è formato da un migliaio di pesci , allora ne ha una su cento. Se invece un predatore incontra regolarmente, e ad intervalli abbastanza ampi, singoli pesci-preda non sarà mai sazio ed ogni singolo pesce finirà per essere mangiato.   
I pesci inoltre hanno altre cose da insegnare agli uomini. Ad esempio che a muoversi in gruppo si vive meglio, ci si muove meno, si consuma una minore quantità di ossigeno, si acquista una più rapida capacità di apprendimento, e si mangia più di quanto si mangerebbe se ogni pesce si muovesse per conto proprio. Di qui probabilmente la scelta di quanti hanno intuito che per avere maggiori probabilità di sbarcare il lunario invece di finire nella pancia di un predatore non conviene uscire dal banco ma è quasi indispensabile cercare di passare inosservati restando nel mucchio. Si fa meno fatica e si ottiene molto di più, con una sola differenza rispetto ai pesci. I pesci si muovono nel banco come se all’interno di esso non esistesse alcuna gerarchia né guida. Gli uomini, invece, quando finiscono nel mucchio, vanno subito sotto padrone."

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