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Anno 2007. Sicilia ancora un popolo di disoccupati - di cirignotta -
Secondo i dati forniti da Eurostat, la Sicilia, è tra le dieci regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile,infatti il 42,9% dei giovani siciliani ,cerca lavoro. Il rapporto è contenuto all’interno della situazione occupazionale delle regioni dell’Ue-25 dell’ufficio europeo di statistica.
In ambito nazionale la Sicilia si attesta al 17,2 % con il maggior numero di disoccupati. Nella valutazione statistica di alcune città siciliane troviamo,Palermo che con il 19,2% di disoccupazione su 1.239.808 di residenti in provincia ,Siracusa con il 14,6% su 389.330 residenti nella provincia e Caltanissetta con il 19,2 % su 274.001 residenti in provincia.
Dati allarmanti che colpiscono principalmente le classi d’età più giovani; con un maggiore livello culturale e di scolarizzazione. Un fenomeno dilagante che sembra essere anche dovuto alla diffusione di sentimenti di scoraggiamento e di finale progressione a sospendere le attività di ricerca di un lavoro.
Forse tra le cause la mancanza di equità valutativa nelle varie selezioni per avere un lavoro e la dilagante idea comune che occorre avere sempre una spintarella politica, utile ad ottenere un risultato concreto. Altra causa da prendere in considerazione il lavoro nero, mal pagato e privo di ogni possibilità di rivalsa contrattuale che allo stato attuale sembra essere il più a portata di mano per i giovani. Il titolo di studio inoltre non rappresenta secondo le statistiche dell’Istat un valore preferenziale, infatti fino al diploma superiore esiste una evidente equità in percentuale di disoccupati e un titolo di studio più elevato non è dunque garanzia di sicurezza occupazionale. Si salvano i laureati che presentano tassi di disoccupazione ridotti (8% circa). La Sicilia infine sebbene Isola e con potenzialità notevoli nell’ambito della sua posizione logistica non è mai stata favorita dai vari governi che hanno preferito incentrare il potere industriale e di forza lavoro al nord dell’Italia obbligando quindi i giovani ad emigrare.
Le leggi nazionali, Treu del 24 giugno 1997, n.196, dettante le "Norme in materia di promozione dell’occupazione" e Biagi del 14 febbraio 2003, n. 30 "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro" hanno ad oggi solo sfiorato il problema disoccupazione in Sicilia. Forse occorre un federalismo regionale incentrato sui bisogni del lavoro a livello locale? Come colmare il divario dovuto alla mancanza di infrastrutture industriali rispetto alle regioni del Nord? Molte domande e poche risposte per molti giovani siciliani in cerca di lavoro ed ancora disoccupati al 31 dicembre 2007.
Finanziaria. Diminuisce l’Iva per gli asini - di Adriano Todaro -
La finanziaria, alla fine, è stata approvata fra mal di pancia, ricatti, messaggi in codice, tentativi di comprare senatori della maggioranza così da far cadere il governo Prodi.Dalle cifre che emergono, si può notare che la fetta più grossa dei beneficiari è quella relativa ai padroni. Diminuisce l’Ires-Imposta sul reddito delle Società (dal 33 al 27,5%) e diminuisce l’Irap-Imposta regionale sulle Attività produttive (dal 4,25 al 3,9%). Se queste cifre si assommano alla concessione del cuneo fiscale della scorsa finanziaria, bisogna riconoscere che gli amici di Montezemolo cadono sempre in piedi. Certo non c’è solo questo nella finanziaria, ci sono molte altre cose e qualche cosina cade anche sui lavoratori. Poi, però, ci sono 30 milioni per l’organizzazione del G8 del 2009 e fondi per incrementare la “difesa” tenendo conto che l’aumento per le armi è stato dell’11% e che andremo ad acquistare aerei da combattimento al costo unitario di più di 100 milioni di euro.
Preoccupati? Non pensateci perché la finanziaria ha ridotto l’Iva per i corsi mascherati e in costume, finanzia i giochi del Mediterraneo e il festival pucciniano. E, soprattutto, ricordate che se avete un asino è impossibile usufruire dell’Iva agevolata al 10%. Per usufruire dell’agevolazione e necessario ammazzarlo!
E la ricerca? Gli enti di ricerca si sono visti decurtare il budget di altri 92 milioni di euro per darli agli autotrasportatori. Eppure il taglio era stato negato da Romano Prodi nella trasmissione “Che tempo che fa” di domenica 16 dicembre, condotta da Fabio Fazio.
Noia e rabbia. Questi i sentimenti affiorati mentre vedevo, e ascoltavo questa intervista. Si dice che l’informazione deve essere “il cane da guardia del potere” ma, in questo caso, Fabio Fazio ha scodinzolato davanti al potere. I sacri testi del giornalismo recitano che le interviste non si debbono fare in ginocchio ma davanti a Prodi, il conduttore si è sdraiato completamente. Domande visibilmente concordate, nessuna contro domanda, risposte soporifere che non chiarivano nulla, nessuna insistenza da parte del conduttore. Ma come, abbiamo la possibilità di avere il presidente del Consiglio e non insistiamo sui grandi temi che attanagliano il nostro Paese? Prodi dice che fra breve, in meno di un’ora si andrà da Bologna a Milano. E allora perché non chiedere come mai i treni dei pendolari vengono soppressi e i ritardi ogni mattina si accumulano? E ancora: solo il giorno prima dell’intervista, a Vicenza, c’era stata una grande manifestazione contro la costruzione di una nuova base. Non era il caso di chiedere qualcosa sulle servitù militari? Sulla morte degli operai di Torino la penosa risposta di Prodi non ha dato adito a nessuna contro domanda. Ben sapendo che gli ispettori del lavoro, molte volte non hanno neppure i soldi per fare benzina. Tagli alla ricerca? Prodi dice che non è vero e tutto finisce lì. Una cosa Prodi ha detto e cioè che i lavoratori italiani guadagnano poco. Bene. Non si poteva chiedere come mai? Non si poteva domandare come mai, invece, agli industriali italiani in questi ultimi anni il governo di centro-sinistra ha regalato così tanti soldi? E come mai, invece, i parlamentari guadagnano così tanto? Nessuna domanda del genere. Meglio le soporifere risposte di Prodi, meglio non inimicarsi il potere per restare, così, nella solita “compagnia di giro”.
Noia e rabbia, ma anche tanta voglia di andare via da questo Paese pieno di cialtroni che hanno fatto diventare il servizio pubblico la prateria dove le segreterie politiche possono impunemente cavalcare. Ma non arrabbiamoci. A Natale siamo tutti più buoni e poi, ricordate, che l’Iva è diminuita. Solo sugli asini morti, però.
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