Preoccupazione e incertezza per il futuro dei lavoratori della Nebrodi Ambiente, la società consortile che si occupa dei servizi ecologici del comprensorio per conto dell’Ato Me 1. L’azienda non fa marcia indietro, continuando ad insistere sull’unica via percorribile: rescissione del contratto con la società d’ambito. Potrebbe tornare sui propri passi solo se l’Ato Me 1 salderà i debiti, versando, dunque, alla ditta circa 22 milioni euro. Ipotesi, naturalmente, utopistica, considerando che gli introiti dell’Ato Me 1 sono legati ai pagamenti delle bollette rifiuti e che la maggior parte degli utenti è morosa. I lavoratori, da mesi ormai, sono senza salario. Cgil, Cisl e Uil chiedono un intervento da parte del servizio Ispettorato Lavoro di Messina e della Procura generale della Corte dei conti. Dopo l’incontro tenutosi giorni fa, presso l’ufficio provinciale del lavoro di Messina, tra i rappresentanti sindacali e i vertici delle aziende che gestiscono il servizio rifiuti (CNS, Nebrodi Ambiente, Fasteco e Multiecoplast), la situazione appare sempre più delicata: mancato rispetto del CCNL, mancato pagamento delle retribuzioni dei mesi di novembre dicembre e tredicesima, mancata informazione circa eventuale rescissione del contratto e quindi relativi atti di tutela dei dipendenti.
Alla riunione, tra l’altro, i vertici dell’Ato Me 1 non hanno partecipato.
“Un’assenza grave – per il Sindacato - perché l’azienda si sottrae a un confronto di merito sui problemi. E mentre il territorio viene regolarmente pulito, chi sta pagando le storture del sistema sono i lavoratori che non percepiscono lo stipendio a fronte della prestazione lavorativa”. “Rivendichiamo solo i nostri diritti – afferma il lavoratore Mario Giuffrè (nella foto) – con senso di responsabilità e pur non percependo lo stipendio, abbiamo sempre lavorato, per non creare disagi. Adesso, però, siamo stanchi”.
Cinzia Scaglione
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