Molti cassonetti sono stracolmi di rifiuti e il maltempo di questi giorni non facilita la situazione. Il vento, infatti, ha provocato il riversamento delle buste dell’immondizia su alcune strade. Bisogna anche considerare la condizione di precarietà nella quale versano ormai i lavoratori della Nebrodi Ambiente (società consortile che si occupa dei servizi ecologico per conto dell’Ato Me 1). Ricordiamo che sulla loro testa si innalza, minacciosa, la mannaia del licenziamento. Gli operatori, dunque, sono in stato di agitazione. Ieri mattina, presso l’ufficio provinciale del lavoro, ha avuto luogo un incontro tra Sindacato e rappresentanti dell’azienda. Questi ultimi hanno riconfermato la volontà di rescindere il contratto con l’Ato Me 1. Tra l’altro, dei 700 mila euro che la società d’ambito avrebbe dovuto versare all’Ati a breve, ne sono stati recuperati solo 300 mila (versamento legato ai pagamenti delle bollette rifiuti). Ma, nessun referente della società d’ambito ha partecipato all’incontro tenutosi all’ufficio provinciale del lavoro. Assenza stigmatizzata e considerata quale “comportamento irresponsabile” da parte del Sindacato. La situazione, dunque, va sempre più peggiorando. Cgil, Cisl e Uil hanno allertato i propri legali e stanno valutando di attivare le dovute azioni giudiziarie per il recupero delle somme che, a tutt’oggi, i lavoratori devono percepire. Si tratta degli stipendi di novembre e dicembre e della tredicesima. Per quanto riguarda la questione della sicurezza degli operatori del servizio rifiuti sul posto di lavoro, il Sindacato dovrà rapportarsi nuovamente con l’azienda il prossimo 4 febbraio. Tra le ipotesi per cercare di scongiurare la rescissione del contratto con la Nebrodi Ambiente e rientrare gradualmente dalla situazione debitoria (i crediti vantati dalla ditta si aggirano intorno ai 22 milioni di euro), pare ci sia quella, per l’Ato, di attivare un prestito di 8 milioni di euro con la Regione. Di seguito, si potrebbe passare alla rimodulazione dei servizi, all’insegna del risparmio sui costi degli stessi. L’Ati, comunque, chiede che la società d’ambito rediga un piano finanziario di rientro, pianificando l’azione di recupero delle somme.
Cinzia Scaglione
Nella foto : un gruppo di lavoratori.
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