05 febbraio, 2009

Nebrodi Ambiente, 180 licenziamenti. Da oggi le proteste.

Assemblee permanenti nei vari centri operativi e negli uffici. Scattano da oggi le azioni di protesta dei 180 operatori della Nebrodi Ambiente (società consortile che gestisce il servizio rifiuti nel comprensorio, per conto dell’Ato Me 1) e ditte consociate. Ed uno dei lavoratori, Mario Giuffrè (Rsa Cisl), che si è sempre battuto per tutelare i diritti della categoria, ha iniziato lo sciopero della fame. Ricordiamo che l’azienda, martedì scorso, ha avviato le procedure di licenziamento. Ieri mattina, a Palazzo Crispi, i lavoratori si sono riuniti in assemblea, alla presenza dei rappresentanti sindacali. Nei loro occhi si leggeva tanta rabbia e disperazione. Nonostante i ritardi e il mancato pagamento degli stipendi, hanno sempre continuato a svolgere la propria attività. Adesso, però, subiscono l’ennesima beffa: il licenziamento. Devono percepire il salario di novembre, dicembre, gennaio e la tredicesima. “L’assemblea adotterà, giorno dopo giorno, i criteri di azione nei confronti delle aziende, dell’Ato Me 1 e dei comuni - sottolineano, con un comunicato stampa, Cgil, Cisl e Uil ed Rsa aziendali - al fine di addivenire in tempi celeri al pagamento delle spettanze maturate, per alleggerire la grave situazione economica dei lavoratori, diventata insostenibile soprattutto per famiglie monoreddito”. E chiedono l’intervento del presidente della Regione. Naturalmente, a partire da oggi, si verificheranno disservizi per quanto riguarda la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. “Le nostre intenzioni sono quelle di riuscire a portare a casa gli stipendi e mantenere il posto di lavoro – afferma Giuffrè – intraprenderemo qualsiasi tipo di lotta. La magistratura e il Prefetto dovrebbero intervenire per fare chiarezza sulla situazione. Molti di noi hanno dei mutui sulle spalle e nessun’altra entrata in famiglia. Come dobbiamo fare? Dove sono i nostri politici? sono venuti a cercarci per chiederci il voto e ora non si fanno vedere”. Per Giuffrè i sindaci sono responsabili della crisi finanziaria dell’Ato Me 1. E spiega: “non avrebbero dovuto delegare tutti i servizi. Poi, la tariffa doveva essere spalmata nell’arco di 5 anni, invece si è passati subito dalla Tarsu alla Tia, con conseguente aumento delle bollette. Inoltre, tanta gente non ha mai pagato e nessuno in tanti anni ha fatto qualcosa per recuperare il debito”. Molti utenti non sono stati ancora censiti, in compenso, però, le bollette rifiuti arrivano puntuali ai 180 lavoratori senza stipendio. “Ci prendono in giro – dice Basilio Montesano – siamo in difficoltà economica, non ci pagano da 4 mesi e ci mandano la bolletta a casa? Potrebbero almeno defalcarcela dagli stipendi arretrati”. La ditta potrebbe fare marcia indietro solo a fronte della riscossione del credito vantato nei confronti dell’Ato: circa 22 milioni di euro.
Cinzia Scaglione

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